Lo sapevate che il burraco è ormai cult? E «Se i giovani preferiscono il Texas Hold’em, i salotti vanno pazzi per il burraco», sostiene Roberto Piccinelli, autore della storica «Guida al piacere e al divertimento». «In Sardegna, sugli yacht, a Castiglion della Pescaia o Forte dei Marmi, con tornei negli stabilimenti dell’aristocratica cittadina toscana, o a Cortina dopo Ferragosto.
Il gioco è complesso. Perciò Texas Hold’em e burraco sono fatti per le due generazioni: la gioventù scapigliata e new wave contro l’ancient regime». Un regime però motivato e battagliero.
Tra i burraco dipendenti, anche alcuni personaggi famosi, quali Giulio Andreotti e Renato Zero, Marta Marzotto e Gianni Boncompagni, ma anche Raffaella Carrà, Virna Lisi, Katia Ricciarelli e, finché ha potuto, il grande Luciano Pavarotti.
Parole appurate e ponderate, quelle di Giorgio Vitale, Vicepresidente onorario della Federazione Italiana Burraco, che per primo l’ha importato in Italia e ne ha architettato tattiche e logistiche. «Ho inventato la torneazione, l’albo arbitri. In ogni città si organizzano molti tornei.
I più belli sono i campionati italiani, indetti dalla Federazione due o tre volte l’anno, in grandi centri come Chianciano, Riccione, Perugia e in alberghi a 4 o 5 stelle. I giocatori? In Italia sono 10 milioni. A ogni campionato abbiamo 300 o 400 tavoli con 1200 persone a volta.
Nei primi 20 ci sono sempre gli stessi. Qui il parvenu non vince mai: alla faccia di chi dice che il burraco è solo fortuna».